sabato 9 giugno 2018

E per la prima voltà sognò la bambina...

"Quella era una delle circostanze in cui il sonno si faceva sentire ed egli in cuor suo ne era lieto. Si appisolò, raccolto nella coperta. E per la prima volta sognò la bambina.

Sola, assediata da un mare di tenebra, il piccolo viso incorniciato da una cascata di capelli chiari. Aveva gli occhi chiusi eppure egli era certo che lei potesse vederlo, attraverso le palpebre e l’oscurità.

Si svegliò con un sussulto. Sopra di lui, la luna quasi piena sfiorata da lembi di nuvole. Intorno, il campo immerso nel silenzio. Gli era sembrato di avere chiuso gli occhi per pochi istanti, ma non era così. Scorse il profilo di quelli che montavano la guardia attorno al fuoco.

Si alzò in piedi, d’un tratto attanagliato dalla tensione. Qualcosa si agitò dentro di lui, smovendo il fondo torbido dell’animo. Il sigillo sulla fronte formicolò, sottoposto a una lieve pressione interiore. Un istante dopo la notte fu percorsa da una melodia fantasma, leggera come un brivido sulla pelle.

Era il suono di un flauto. Una musica tenue, malinconica. Proveniva dalla tenebra addensata oltre il perimetro meridionale del presidio, dove le pendici serravano il valico in una morsa angusta. Scandagliò l’oscurità con gli occhi ridotti a fessure. Il musicante era nascosto là fuori, da qualche parte, senza che lui riuscisse a individuarlo. Il vento spandeva ovunque l’armonia, rendendo difficile localizzarne la sorgente.

- Che succede? - Una voce sollecita dietro di lui. - Sveglio gli altri?

La musica cessò all’improvviso, così com’era cominciata. Un attimo prima il suono del flauto si svolgeva fluido; quello successivo si spegneva nel gemito del vento.

- Che succede?

- Più niente. Se ne sono andati.

- Chi?

Egli ripensò alla bambina dai capelli chiari e si sentì confuso. Non era stato un sogno qualsiasi, quello. Era apparso piuttosto come una visione. Il presagio di Aria si era rivelato, adesso toccava a quello di Fuoco. Lo specchio nudo di riflesso e la voluttuosa sconfitta. Lo spirito lacero in cerca di vendetta. Le parole dell’Oracolo dovevano ancora svelare gran parte del proprio significato. Il sigillo pulsava sulla sua fronte, cupa avvisaglia di tempesta. Le tenebre erano ammutolite, eccezion fatta per il vento. Per quella volta, la notte sarebbe rimasta quieta.

- I servitori del Crepuscolo. Vengono a dirci che sanno del nostro arrivo.

I compagni di guardia si raccolsero attorno a lui, nel cerchio prodotto dal bagliore del fuoco. Egli era cosciente del senso di gelo che in quel momento irradiava, solo in parte stemperato dalla vicinanza della fiamme. Era la proiezione dell’ombra che lo possedeva, emanata attraverso le crepe del sigillo. 

Nonostante ciò, tutti si strinsero a lui, lo Shûn, il baluardo verso il Crepuscolo.

Fuori, nella notte, qualcuno li spiava."

                                                   (da La Stagione delle Ceneri - Trilogia dell'Estraneo (vol.2))




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