martedì 19 gennaio 2016

The Story So Far

L’avevo promesso qualche giorno fa, di tornare a raccontare il percorso intrapreso dalla ‘Trilogia di Lothar Basler’ dalla sua prima pubblicazione fino alla nuova, recente veste annunciata la settimana scorsa. Soprattutto, lo devo ai tanti che in questi ultimi anni mi hanno contattato per sapere cosa ne fosse di me (che nel frattempo avevo diradato di parecchio le mie presenze come autore, dal vivo e in rete), informandosi immancabilmente dei nuovi lavori di cui avevo fatto trapelare l’esistenza.
Ricominciamo dal principio…
La ‘Trilogia di Lothar Basler’ viene pubblicata dalla Armando Curcio negli anni 2007 (La Lama del Dolore), 2008 (Il Sangue della Terra) e 2009 (Figli di Tenebra). In ciascuno di questi anni si decide di presentare il volume in anteprima al Lucca Comics & Games, partendo con un piccolo stand che via via cresce fino al culmine del terzo anno. Vale la pena precisare come, nel 2007, fummo praticamente i primi a portare in quella maniera un editore di narrativa alla fiera, la quale ad oggi annovera ormai diversi stand dedicati ai principali editori nazionali e internazionali. Insomma, con il supporto dell’editore, fummo pionieri di un trend che, corroborato dagli ottimi risultati, da allora non ha mai smesso di crescere. In effetti, l’entusiasmo raccolto e i conseguenti dati di vendita andarono ben oltre le aspettative. Nel 2009 riuscimmo a esaurire l’intero carico di volumi dei tre romanzi a metà della domenica, giorno di massima affluenza, con l’intero pomeriggio che si era invece (sotto-)stimato di riuscire a coprire.
Dinamiche analoghe accompagnarono le vendite presso le librerie e la partecipazione di pubblico in occasione del resto delle molteplici presentazioni e altrettanti eventi cui mi capitò di presenziare. La collaborazione con la Curcio andava a gonfie vele, grazie anche alla capacità e alla passione di chi all’interno dell’editore mi assisteva nella promozione dell’opera. La vittoria del Premio Cittadella con Figli di Tenebra sancì un traguardo che, nelle mie intenzioni, avrebbe dovuto fornire lo slancio alla proposizione dei futuri lavori. Poi…
Poi.
C’è sempre un poi. Ci sono bivi che ti portano a salire, altri a scendere. Nel mio caso, a impantanarsi. Succede che le vendite dei romanzi continuano a procedere bene, meglio di quanto l’editore avesse previsto. Finché ‘La Lama del Dolore’, a inizio 2010, esaurisce la propria tiratura. Gli inviti agli eventi proseguono, l’entusiasmo intorno non scema. Ma la Curcio nicchia sulla ristampa. Io aspetto. E aspetto. E aspetto. La non reperibilità del primo volume, in una saga del genere, vanifica in termini pratici la disponibilità degli altri due. Logica semplice, che l’editore non pare recepire. Perché?
Perché.
C’è sempre anche un perché. O forse no. Forse dovrebbe esserci. In parte sì, ed è legato al fatto che, nel frattempo, le persone assai valide dell’editore che hanno supportato finora il progetto sono tutte migrate presso altri lidi. Chi c’era sa di cosa parlo e sa molte altre cose che evito di dettagliare per riserbo nei loro confronti. Un esodo che ha depauperato le risorse a disposizione e praticamente azzerato la mia interlocuzione verso la Curcio. Passano altri mesi finché maturo l’idea definitiva che, malgrado un susseguirsi di promesse mai mantenute, ristampa non ci sarà, nemmeno limitata, nemmeno sufficiente a soddisfare la richiesta delle fiere e del distributore, dove continuano a circolare gli altri due volumi ‘impantanati’. Un perché dovrebbe sempre esserci. In parte sì, in parte no. Perdo altro tempo a interrogarmi sull’assurdità di una simile politica. Ne perdo anche troppo. Infine decido che non ha senso restare incatenato a qualcosa che non solo condanna all’inedia i miei romanzi sugli scaffali delle librerie, ma rischia di soffocare sul nascere il prosieguo di quella storia che ho preannunciato a troppo persone in troppe occasioni, una promessa che ho la ferma intenzione di mantenere, in un modo o nell’altro.
Passano altri mesi ancora, si tramutano in anni. Intanto, la vita evolve, lavoro e famiglia riducono al lumicino il tempo di cui dispongo per affacciarmi in rete e lavorare sui miei progetti. Ma non demordo. Attraverso le vie necessarie, ottengo indietro la libertà sui miei lavori rispetto a chi – per motivi che ormai non ho più interesse a sondare – è appagato dal gusto vano di tenersela nel cassetto. Quel che rantolava asfittico, torna a respirare.
Ed eccoci qui al principio del 2016, grazie alla Delos (e particolarmente ad Emanuele Manco e Silvio Sosio) che ha accolto il progetto di un nuovo inizio per Lothar, a otto anni dal suo esordio, permettendomi di affrancarlo da un’impasse che non aveva fatto niente per meritarsi. E grazie a chi non ha mai smesso di informarsi e di sostenermi. Chiunque scrive, lo fa per quell’impulso irrefrenabile di esprimersi all’indirizzo di chi ha desiderio di leggere. Lothar s’è conquistato il diritto di essere lì, a disposizione di chi ha voglia di condividere il viaggio suo e dei suoi compagni.
Di scoprire come va a finire una storia che da troppo tempo ormai ho promesso di raccontare.
Grazie a tutti quelli che mi hanno voluto di nuovo qui.
Grazie davvero.



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