Sola, assediata da un mare di tenebra, il
piccolo viso incorniciato da una cascata di capelli chiari. Aveva gli occhi
chiusi eppure egli era certo che lei potesse vederlo, attraverso le palpebre
e l’oscurità.
Si svegliò con un sussulto. Sopra di lui,
la luna quasi piena sfiorata da lembi di nuvole. Intorno, il campo immerso nel
silenzio. Gli era sembrato di avere chiuso gli occhi per pochi istanti, ma non
era così. Scorse il profilo di quelli che montavano la guardia attorno al
fuoco.
Si alzò in piedi, d’un tratto
attanagliato dalla tensione. Qualcosa si agitò dentro di lui, smovendo il fondo
torbido dell’animo. Il sigillo sulla fronte formicolò, sottoposto a una lieve
pressione interiore. Un istante dopo la notte fu percorsa da una melodia
fantasma, leggera come un brivido sulla pelle.
Era il suono di un flauto. Una musica
tenue, malinconica. Proveniva dalla tenebra addensata oltre il perimetro
meridionale del presidio, dove le pendici serravano il valico in una morsa
angusta. Scandagliò l’oscurità con gli occhi ridotti a fessure. Il
musicante era nascosto là fuori, da qualche parte, senza che lui riuscisse a
individuarlo. Il vento spandeva ovunque l’armonia, rendendo difficile localizzarne
la sorgente.
- Che succede? - Una voce sollecita dietro di lui. - Sveglio gli altri?
La musica cessò all’improvviso, così com’era cominciata. Un
attimo prima il suono del flauto si svolgeva fluido; quello successivo si
spegneva nel gemito del vento.
- Che succede?
- Più niente. Se ne sono
andati.
- Chi?
Egli ripensò alla bambina dai capelli
chiari e si sentì confuso. Non era stato un sogno qualsiasi, quello. Era
apparso piuttosto come una visione. Il presagio di Aria si era rivelato, adesso
toccava a quello di Fuoco. Lo specchio nudo di riflesso e la voluttuosa
sconfitta. Lo spirito lacero in cerca di vendetta. Le parole dell’Oracolo
dovevano ancora svelare gran parte del proprio significato. Il sigillo pulsava
sulla sua fronte, cupa avvisaglia di tempesta. Le tenebre erano ammutolite,
eccezion fatta per il vento. Per quella volta, la notte sarebbe rimasta quieta.
- I servitori del Crepuscolo. Vengono a dirci che sanno del nostro
arrivo.
I compagni di guardia si raccolsero
attorno a lui, nel cerchio prodotto dal bagliore del fuoco. Egli era
cosciente del senso di gelo che in quel momento irradiava, solo in parte
stemperato dalla vicinanza della fiamme. Era la proiezione dell’ombra che lo
possedeva, emanata attraverso le crepe del sigillo.
Nonostante ciò, tutti si
strinsero a lui, lo Shûn, il baluardo verso il Crepuscolo.
Fuori, nella notte, qualcuno li spiava."