martedì 31 ottobre 2017

Disegno di lutto e dannazione...

"L’urto improvviso lo fece trasalire. La zattera aveva infine raggiunto l’approdo, un molo fatiscente profilato nell’ombra. Sebastian Arelano sentì il fanciullo mugugnare nel sonno. Stava acciambellato a poppa, un rotolo di cima incrostata di melma per guanciale. Sussultava in posizione fetale, il solito fantoccio accanitamente stretto al petto. A prua, la sua guida (o forse era la loro, se includeva il bambino, Sebastian non riusciva davvero a schiarirsi la mente) balzò agilmente sul pontile. Piccola sagoma scura dagli occhi scintillanti, fece biancheggiare il suo terribile sorriso al suo indirizzo mentre ormeggiava la zattera.

Sebastian Arelano rispose con un ghigno tremulo sulle labbra livide. Passò oltre con lo sguardo, fino alla dozzina di occhi materializzatisi nelle tenebre a pochi passi dall’attracco. Li scrutavano cupidi, famelici, bruciati da una febbre che era disperazione e pazzia. Ma l’inquisitore non indugiò: proseguì attraverso i drappi di foschia evanescente che fluttuavano attorno a quegli occhi, risalì le forme scabre della rupe alle loro spalle. In cima si arrestò.

Forme nere, stagliate contro il cielo maculato di stelle. Torri e mura dalle finestre buie, bastioni dai merli sbreccati, guglie spezzate e pinnacoli contorti, un garbuglio dalle estremità aguzze come di ossa esplose dalle fondamenta della roccia.

Il tremito abbandonò le labbra dell’inquisitore e il suo ghigno si affilò come una lama calcinata. Per un momento lo scollamento dei pensieri riottenne il filo e Sebastian Arelano poté scorgere il contorno di un disegno coerente. Il disegno, sul proprio cammino.

In alto, sulla cima di una torre infestata di ombre, qualcuno osservava l’osservatore e i suoi compagni di viaggio. Pensava all’odore ammorbante eppur sensuale del decadimento. Pensava al peso ineffabile delle maledizioni, all’ineluttabilità della sorte capricciosa. Si domandava se quella zattera avesse condotto l’illusione della vana speranza o la sentenza dell’ultima strofa. Non faceva molta differenza, anche questo pensava.


E intanto col pollice strofinava le ali di un vecchio anello graffiato, simbolo di lutto e dannazione."

                                                   (da La Stagione delle Ceneri - Trilogia dell'Estraneo (vol.2))


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