Stavolta è il turno di un tizio irsuto quanto bizzarro (ma ricco di insospettabili risorse)...
Axel da Paest.
.....
Un gorgoglio sommesso li introdusse alla vista di una
morbida depressione. Scavalcarono un pendio orlato di pruni e penetrarono
l’anello di conifere che cingeva una polla alimentata da una vena d’acqua
sorgiva. Un cerbiatto vi si abbeverava solitario. Raddrizzò il collo
nell’udirli arrivare; li scrutò con gli occhi obliqui, l’acqua che gli
sgocciolava dal muso. Loro percorsero ancora qualche metro e la bestia decise
che quegli intrusi avevano un aspetto troppo minaccioso per arrischiarsi a
restare: zampettò via sollevando uno spruzzo tra i ciottoli del greto.
– Axel! –
gridò Mutio accostando le mani alla bocca.
Qualcosa si
mosse tra le ninfee che galleggiavano nel punto in cui la sorgente sotterranea
affiorava gorgheggiando. Una figura immersa tanto da nascondersi quasi alla
vista, si voltò nella loro direzione. Eseguì un paio di pigre bracciate, prima
di decidersi a emergere fino alla vita e colmare con passo ondeggiante la
distanza che la separava dalla riva. Era completamente nuda, il corpo macilento
ricoperto da un’abbondanza di peli bruni inzuppati d’acqua. Raccolse uno
straccio gettato sulla sponda e lo usò per asciugarsi il petto e le spalle
scheletriche. Infine si frizionò con impeto la criniera incolta e il malloppo
ingarbugliato della barba castana. Una foglia carnosa e rosata sopravvisse al
trattamento, impigliata con tenacia a una ciocca sulla fronte: la pizzicò via
con cura, la esaminò con rapito interesse e poi la gettò nell’acqua dietro di
sé.
– Buongiorno
Axel, perdonaci per aver interrotto il tuo bagno.
L’uomo fece
spallucce. – Salve. – bofonchiò mentre si grattava con noncuranza in mezzo alle
gambe nude e pelose. Thorval represse una smorfia di repulsione e quello per
tutta risposta gli tese la mano con cui aveva raspato e gli elargì un sorriso
sdentato.
Per timore
di offendere in qualche modo Mutio, Thorval si costrinse ad accettare la
stretta con scarso entusiasmo. – Il mio nome è Thorval e vengo dal Nord.
– Axel! –
ribadì quello con trasporto. Le sue unghie lunghe e trascurate si conficcarono
come tagliole nella mano destra del mercenario.
– Dove si
trovano gli altri? – gli domandò Mutio con allegria. – La tua Maestra e quella
zucca impagliata del tuo compare?
Axel srotolò
lo straccio con cui s’era asciugato e lo indossò a mo’ di tunica. Recuperò
dalla riva un cordino con cui stringerselo ai fianchi e s’infilò un paio di
sandali sdruciti. – Celebrano la liturgia del meriggio. Vi ci porto.
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