lunedì 30 aprile 2018

Quindi attacchi, e nell'attaccare ti difendi...

- Tieni la mano morbida prima del colpo. - spiegò Eusebio. - Fai conto di stringere un batuffolo di bambagia con uno spillo dentro. Se stringi forte, lo spillo ti si pianta nel palmo. Quando porti il pugno, invece, dimenticatene e serra le dita, altrimenti te le rompi.

Il Rosso aprì e chiuse le mani, cercando di figurarsi la bambagia e lo spillo. Le metafore dell’ex-gladiatore erano tanto semplici da comprendere quanto difficili da mettere in pratica. Alzò la guardia davanti al viso. Trasse un lungo respiro, prima di andare all’attacco.

- Fai attenzione, - Eusebio parò la sequenza di pugni con disarmante scioltezza, - vedo che vieni avanti prima di avere formato il pugno. E’ sbagliato. E’ il pugno che deve trascinarti dietro, non viceversa. E stai attento, - penetrò con una manovra fluida la guardia di Uldrich per afferrarlo alla gola, - alla testa.

Il Rosso venne spinto all’indietro. Quelle lezioni cominciavano a farsi irritanti. Se l’era cavata per anni a darle e a prenderle. Nei bassifondi di Lum, in galera… Sapeva picchiare duro e sapeva picchiare sporco. Invece quel brutto ceffo di chierico lo faceva sentire più indifeso di una damigella. Gli riempiva la testa di nozioni astruse. Pensa a questo, pensa a quello. Doveva pensare a un mucchio di cose, spesso in contrasto con quello che il suo istinto lo spingeva a fare. Ogni volta se ne dimenticava qualcuna. Quando tutto s’incastrava alla perfezione, tuttavia, la validità delle tecniche insegnategli da Eusebio risultava lampante. - Non ti va mai bene niente, prete! - lo accusò.

- Non combatti così male, ma ti fai trasportare dall’impeto. - Eusebio si schiacciò un dito sul naso camuso. - Avevo un istruttore che lo chiamava ‘attaccare col naso’. M’ha insegnato a smetterla a forza di rompermelo.

- Non eri un granché nemmeno prima, scommetto. - lo schernì il Rosso.

Eusebio non raccolse la provocazione. - Devi pensare alla tua testa come a un vaso di coccio. Devi tenerla dietro. Se rompono il vaso, per te è finita. Mi hai capito?

- Ho capito, ho capito… - Il Rosso si asciugò la fronte sudata con l’avambraccio. Il sole batteva torrido sulla piazza. Per quanto si fosse sfilato la giubba e avesse arrotolato le maniche della camicia, in pochi minuti l’addestramento si era tramutato in un bagno di sudore. Eusebio, manco a dirlo, tradiva appena un lieve rossore delle guance e, più accentuato, delle orecchie prominenti. Il Rosso guardò con invidia alla piccola platea raccolta all’ombra del porticato che li circondava. Qualche soldato in raro turno di smonta, cittadini sparuti, un cane. Tutti in cerca di una scusa per distrarsi un poco da quel brutto guaio.

- Riprendiamo. - Eusebio richiamò l’attenzione di Uldrich in tono brusco. - Avvicinati, che voglio mostrarti una cosa. - Il Rosso zoppicò fino al punto indicatogli dal chierico. - Ti trovi a distanza lunga dal tuo avversario, può raggiungerti solo con un calcio. Come ti difendi?

Il Rosso sollevò le spalle. - Provo a schivarlo con un passo indietro. O a pararlo.

- Porta il calcio. - lo invitò Eusebio secco.

Uldrich lo scrutò guardingo. Che altro trucco aveva in serbo? Fece perno sulla gamba sana e menò con quella zoppa: una delle sue mosse sgraziate, che tanti nemici aveva colto di sorpresa. Non Eusebio. Anziché difendersi, lui venne avanti. Il Rosso fece a malapena in tempo a sollevare il ginocchio che l’altro gli era già addosso. Impedì alla gamba di distendersi e mimò una serie di pugni e gomitate alla testa e alla gola. Uldrich incespicò all’indietro, Eusebio lo afferrò per impedirgli di cadere.

- Lo puoi parare, certo. Ma se sei aggressivo lo puoi prevenire. E se lo previeni, sarai sicuro di non essere colpito.

- Non dal calcio, - obiettò il Rosso, - ma magari da un altro colpo. Se mi vieni addosso, rischi di sbattere il grugno contro i miei pugni.

- Le labbra carnose di Eusebio di arricciarono. - Valida osservazione. - concesse. - Infatti vale la lezione di prima: testa indietro. Aggressività non vuol dire caricare alla rinfusa. E’ un modo per mettere l’avversario in difficoltà, persino quando ci si difende.

- Quando ci si difende?  - il Rosso stava perdendo il filo del discorso.

- Già. Pensa sempre alla tua difesa nella prospettiva dell’offesa.

Il Rosso allargò le braccia, esasperato. - Se mi difendo, mi difendo. Abbi pazienza, prete, ma non ti seguo un granché.

- La difesa passiva ha dei limiti, non sempre può essere attuata. Per esempio, a corta distanza. Se il tuo avversario sferra un pugno, cosa fai?

Al Rosso sembrava di camminare in cerchio e tornare sempre sugli stessi passi. Si domandò quanto gli giovasse insistere con quegli insegnamenti. Se era sopravvissuto fino ad allora… - Lo paro? - provò.

- Impossibile. - Eusebio scosse la testa. - Non a corta distanza. Il pugno è più veloce dell’occhio. Hai qualche speranza se quello compie un movimento preliminare, una contrazione che lo tradisce mentre sposta il peso del corpo. Serve molta esperienza per coglierli, comunque. Ed è una soluzione pericolosa: se ti basi sulla vista per reagire, puoi cadere nella trappola delle finte. - Il pugno di Eusebio mirò allo stomaco. Uldrich raccolse le braccia per difendersi. Il gomito del chierico si piegò all’improvviso e lo raggiunse come una randellata al collo scoperto. - Chiaro?

- Chiaro… - biascicò Uldrich piegato sulle ginocchia. - E quindi?

- Quindi attacchi, e nell’attaccare ti difendi. Ogni tua parata dev’essere pronta a tramutarsi in un affondo, se non intercetta il colpo dell’avversario. E quando trova il varco, deve entrare dentro e colpire. Colpire e colpire, fino alla vittoria. Non indugiare mai, dammi retta, chiudi il combattimento appena puoi. Più esso si protrae, più rischi di essere ferito o, peggio, sconfitto. Nell’arena mi cimentavo in molte sfide al primo sangue o che non prevedevano morti.

- Ah sì? - Il Rosso si raddrizzò con un ghigno sardonico. - E io che credevo vi scannaste tutti i santi giorni.

Eusebio scosse la testa. - Con quello che costa addestrare un gladiatore, sarebbe folle macellarlo alla leggera. Erano esibizioni cruente e spettacolari, il pubblico aveva il suo sangue, ma senza morti a meno di incidenti. In quei casi la lotta doveva durare il tempo necessario a risarcire gli spettatori del denaro sborsato. Poi però c’erano i duelli all’ultimo sangue. E quelli, - gli occhi pallidi di Eusebio dardeggiarono, - era essenziale chiuderli il prima possibile.
     
Il Rosso ridacchiò con gli occhi bassi. Finse di voltargli le spalle con noncuranza, salvo aggredirlo con un pugno improvviso. Eusebio non era in guardia, nondimeno i suoi riflessi furono sufficienti a consentirgli la parata.

- Non avevi detto che era impossibile parare un pugno da vicino? - gli ringhiò Uldrich faccia a faccia.

- A meno di non cogliere un movimento preparatorio. - replicò il chierico serafico. - E io ho imparato a riconoscere le movenze della tua gamba zoppa.


                                                   (da La Stagione delle Ceneri - Trilogia dell'Estraneo (vol.2))



Nessun commento:

Posta un commento