Plana in basso, roteando.
Il
mondo è un ventre tiepido che lo avvolge.
Niente
più suoni: l’eco degli ululati è appena un ricordo che s’attarda nella mente.
Niente
più luce: oscurità. Densa, grumi cupi e grumi più cupi, fluttuano in un brodo
di tenebra soffice, calda, soffocante.
Niente
più luce, niente più…
S’accende
d’improvviso un lume nel brodo. Un’aureola argentina.
In
mezzo - lui non prova sorpresa - c’è la bambina.
I
suoi occhi spalancati, quasi volesse negare d’averli tenuti chiusi.
Troppo
a lungo forse l’ha fatto. Senza poter scegliere.
Egli la guarda, ancora una volta.
Pensa
all’orizzonte dai contorni sfocati, ai suoi sogni dell’oltre.
Si
sente come si sentiva talvolta là, quando la tenebra l’avvolgeva sussurrandogli
d’un oblio senza tempo.
Ma
c’è la bambina, ora. La sua luce bandisce la tenebra, rinnega l’oblio con
ferocia, quasi.
Pretende
la sua attenzione, vieta ogni abbandono che sappia di riposo.
Egli sa di non poter riposare, non ancora.
È
lì a cercare di capire, se un messaggio ancora esiste.
O
a difendersi, se si tratta di una minaccia.
L’eclissi,
però, ha rotto gli argini, usurpato il controllo.
Buio
dentro e buio fuori.
La luce della bambina erode l’oscurità dell’esterno.
Ma l’Estraneo è ormai prigioniero di quella
che lo subissa dentro.
Nessun commento:
Posta un commento